sabato 12 novembre 2016

Giancarlo (Antonio) Brambullo, 1918-1943

 Partigiani di Treviso -  
Giancarlo (Antonio) Brambullo, primo caduto trevigiano 
mercoledì 15 settembre 1943 - 
nella guerra di liberazione da fascisti e nazisti
.
Giancarlo Brambullo era nato il 20 agosto 1918, profugo a Santa Maria di Fagnano frazione del comune di Trevenzuolo (VR) dove il padre dr. Ampelio, medico condotto a Col San Martino (TV), era stato costretto a trasferirsi in seguito all'invasione austro-tedesca della destra Piave, dopo Caporetto. Giancarlo resterà ben presto orfano della madre, Maddalena Bazzoli, morta durante la "spagnola".
Sarà all'inizio della seconda invasione tedesca del secolo XX del Veneto (e dell'Italia), una settimana dopo l'8 settembre 1943, che Brambullo (Antonio all'anagrafe, ma da tutti conosciuto come Giancarlo) troverà la morte per mano dei soldati nazisti. Ed è facile immaginare la vasta eco che l'episodio provocò in una città che solo pochi giorni prima aveva assistito attonita ed impotente alla marcia forzata attraverso le vie del centro di cinquemila soldati italiani prelevati dai tedeschi dalle caserme cittadine, diretti alla stazione e alla prigionia in Germania.
La dinamica dell'uccisione di Brambullo è sostanzialmente la stessa in tutte le ricostruzioni: scoperto da sentinelle tedesche mentre con altri compagni tentava di recuperare armi e munizioni da dei carri armati fermi in un deposito, reagì sparando con la sua rivoltella ma venne falciato dai tedeschi.
Marcello Busato, in un articolo dell’8 luglio 1945 pubblicato sul “Corriere Veneto - Quotidiano a cura del P.W.B.(testata che fino al 17 luglio sostituirà il Gazzettino, sotto il controllo dell'Amministrazione militare alleata) scrive che l'azione si svolse sulla restera ai bordi del Sile (via Alzaia) dove due carri armati leggeri  italiani erano stati nascosti "tra il verde dei canneti e del fogliame". Busato ricorda inoltre la solitaria e quasi clandestina sepoltura di Brambullo all'alba di due giorni dopo, nel cimitero di San Lazzaro.
In un altro articolo, scritto il 22 settembre 1945 sulla "Riscossa", saranno i suoi "amici di lotta" repubblicani a rivendicare la memoria del "primo caduto per la lotta di liberazione in Treviso il 15 settembre 1943". L'articolo riferisce che Brambullo cadde, pistola in pugno, durante un'ardita azione di sabotaggio e recupero armi all'interno dell'ex deposito dei tram in viale Nino Bixio, il tratto della circonvallazione esterna che da via Jacopo Tasso conduce a porta San Tomaso.
Non è noto dove si trovasse l'ex deposito dei tram; di fatto, viale Bixio scorre a poca distanza in linea d'aria dallo scalo Motta.
In una relazione del btg. autonomo Amerigo Perini datata 15 marzo 1946 e sulla scheda ufficiale dei caduti della brigata garibaldina "Oreste Licori" (Negrin), del cui organico faceva parte il btg. Perini, Giancarlo Brambullo figura ucciso nei pressi dello scalo ferroviario di Bivio Motta.
Ed è proprio "nella pubblica via Ugo Foscolo", situata ad ovest e immediatamente alle spalle dello Scalo Motta, che l'atto di morte ufficiale del comune di Treviso colloca l'uccisione di Brambullo.


Atto di morte e luogo dell'uccisione di Brambullo

«Il giorno quindici del mese di Settembre dell'anno millenovecentoquarantatre
alle ore ventitre e minuti trenta nella pubblica Via Ugo Foscolo
è morto Brambullo Antonio
Giuseppe
dell'età di anni venticinque, dentista, di razza ariana, [...] che era coniugato con Saterini Riva».
Da notare il tratto di penna con cui il ligio funzionario comunale [Giuseppe Bortolatto]
cancella la sigla E.F. Era Fascista, dato che il fascismo era caduto il 25 luglio 1943
e la Repubblica Sociale Italiana nascerà ufficialmente solo il 23 settembre 1943.

Mappa di Treviso, dall'ospedale San Leonardo allo Scalo Motta. (Giovanni Zaniol, 1926).
Cerchiato, il Distretto Militare (ex chiesa ora museo di S. Caterina).
Sottolineata, via Ugo Foscolo dove - poco prima delle ore 24 del 15 settembre 1943 -
fu ucciso dai soldati nazisti il patriota trevigiano Giancarlo A. Brambullo.

In via Ugo Foscolo, alle spalle dello Scalo Motta, fu ucciso
il primo partigiano di Treviso, Antonio Brambullo.

Giancarlo Brambullo
col camice bianco da dentista
Per concludere, la sostanza - cioè la morte per mano tedesca del giovane patriota - ovviamente non cambia, ma vista ormai l'impossibilità di trovare testimoni diretti del fatto d'arme, non tutti i particolari sulle modalità dell'azione partigiana sono chiari.
Giancarlo Brambullo si era sposato il 15 novembre 1942 nella chiesa di Santa Maria Maggiore a Treviso con Riva Saterini, figlia di Marino, titolare di un avviato magazzino di recupero e commercio di metalli, stracci e rifiuti ossei, tuttora esistente in via Foscolo.
(Non è certo casuale, quindi, la presenza di Brambullo in questo luogo, la notte in cui venne ucciso).
Sulle orme del padre, Giancarlo stava per laurearsi in medicina; contemporaneamente aveva aperto uno studio dentistico in centro città.
Non aveva figli.

Gli anni giovanili, prima della Resistenza

Attestato di buona condotta rilasciato dal comune di Treviso, 30 aprile 1936, richiesto dal non ancora diciottenne Giancarlo (Antonio) Brambullo per poter essere ammesso nell’esercito quale allievo sottufficiale. Sono i giorni dell’esaltazione collettiva degli italiani per l'invasione e la sanguinosa occupazione militare fascista dell'Etiopia e la "conquista dell’Impero". Il certificato gli viene rilasciato, con le frasi di rito:  
- non è rissoso o dedito al vino e all’ozio
- è tenuto in estimazione di probo e onesto

Antonio (Giancarlo) Brambullo, 1936. Certificato di buona condotta
per ammissione al corso allievi sottufficiali.

Il servizio militare (dal Foglio matricolare)
Decisamente meno positive invece le note che emergono dal foglio matricolare di Brambullo (conservato nell'Archivio di Stato di Treviso) e che iniziano con una chiamata alle armi, nel marzo del 1939, che non ha luogo perché si trova internato nel riformatorio giudiziale di Tivoli. Non è noto il motivo per cui vi si trovasse, ma il fatto viene richiamato nel santino funebre laddove si parla dei suoi "giovanili errori" fra i quali va inserita anche qualche marachella combinata durante il servizio militare che costa all'irrequieto Giancarlo due mesi di carcere a Gaeta nell'estate del 1941.

Trascrizione dei principali passaggi del ruolo matricolare
Brambullo Antonio, matricola 2162, Distretto di Treviso (28)
Alla visita di leva (22 agosto 1938 ) : residente a Treviso in via Indipendenza 1.
Statura m. 1,70 - torace 0,93. Studente liceo classico.
23 marzo 1939 Chiamato alle armi e non giunto perché internato nel riformatorio giudiziale di Tivoli.
26 febbraio 1940 «Ammesso al ritardo del servizio militare per ragioni di studio
quale iscritto al primo anno di Facoltà di Medicina e Chirurgia [...] ».
31 agosto 1940 «Ammesso quale aspirante allievo Ufficiale di Complemento ai
corsi allievi Ufficiali della Scuola A.U.C. di Avellino arma di Fanteria specialità linea».
6 dicembre 1940 «Cessa dalla qualifica di aspirante A.U. Compl. per deficiente
attitudine militare e trasferito al Distretto Militare di Treviso onde essere assegnato ad un corpo per il compimento degli obblighi militari [...] ».
10 dicembre 1940  Nel 58° Fanteria per completare gli obblighi di leva [1].
29 giugno 1941 «Denunciato per furto dalla Questura di Padova alla procura del Re Imperatore».
5 luglio1941 «Ristretto in prigione in A O [...?]».
[...] luglio 1941 Denunciato al tribunale Militare di Trieste per diserzione per quest’ultima».
11 luglio 1941 «Negli stabilimenti Militari di Pena, Gaeta».
17 settembre 1941 «Condannato per i reati di furto e diserzione alla pena di anni 1 di carcere militare col beneficio della condizionale e posto in libertà. Sentenza del Tribunale Militare Territoriale di guerra di Trieste».
17 settembre 1941 Aggregato al 58° Rgt. Fanteria in Padova in attesa di assegnazione».
24 ottobre  1941 Nel 127° Rgt. Fanteria.
2 novembre 1941 Aggregato al 46 Btg. T.M. in [?] in territorio dichiarato in stato di guerra. [...]
30 dicembre 1941 Nel deposito del 93° Rgt. Fanteria in Ancona per il 119° Fanteria. In territorio dichiarato in stato di guerra [2].
23 febbraio 1942 Ricoverato nell’ospedale militare di Treviso mentre si trovava in licenza straordinaria.
30 marzo 1942 Riformato in seguito a consegna subita presso l’ospedale militare di Treviso.
5 marzo 1942 Cessa di essere mobilitato perché trasferito al deposito del 93° Fanteria.
30 marzo 1942 Distretto militare di Treviso: collocato in congedo in seguito alla suddetta consegna.
«Parificato il 2 settembre 1943»
15 settembre 1943 Deceduto “in seguito a colpi d’arma da fuoco in Treviso” (Giusto atto di morte rilasciato dal Comune di Treviso in data 6.7.1949).
«Parificato il 7 luglio 1949»

Note
[1] Il 58° Reggimento Fanteria “Abruzzi”  (con sede a Padova) fino al mese di aprile/maggio 1941 è schierato lungo la frontiera jugoslava.
[2] Nel 1942-43 il 93° Reggimento Fanteria opera in territorio jugoslavo con compiti di presidio e controguerriglia». Dal sito regiosesercito.it

Documenti



Dopo l'8 settembre 1943, occupazione tedesca a Treviso -   
Ordine del comandante del presidio tedesco di Treviso, apparso sul Gazzettino del 17 settembre 1943.
Nel comunicato si informa della morte di Giancarlo Brambullo e vengono resi noti
i provvedimenti che saranno presi dal Comando tedesco, ad iniziare dalla rappresaglia (se casi del genere si ripeteranno) di dieci italiani "scelti fra i prossimi congiunti del colpevole"
da passare per le armi "per ciascun soldato tedesco" ucciso.
E' comprensibile il terrore che attanagliò parenti e conoscenti di Giancarlo di fronte a un simile comunicato, tanto che al funerale - racconta il nipote Giancarlo Pranovi - non si presentò nessuno.
Situazione che ricorda quanto accadrà (giusto un anno più tardi) alla famiglia Paoli,
in occasione della morte del figlio Wladimiro.

16 settembre 1943: il parroco di San Lazzaro di Treviso registra
nel suo diario la morte di Giancarlo [Antonio] Brambullo.
Tre giorni più tardi segnala un bando tedesco che ordina ai militari italiani
di presentarsi al proprio comando "pena di essere passati per le armi".  
(Da Cronistorie di Guerra 1939-45 ... a c. di Erika Lorenzon)
 

Santino funebre di Giancarlo Brambullo pubblicato il 15.10.1943, nel trigesimo della sua uccisione.
La causa della morte viene indicata nell'ardore giovanile "per la cara sventurata patria", 
unico e vago accenno alla netta scelta di campo di Giancarlo che, in quei giorni tragici
per la famiglia e per l'Italia, potesse sfuggire al ferreo controllo dell'occupante tedesco.

La scheda di Giancarlo Brambullo nell'elenco dei caduti della Brigata Negrin. (Aistresco b. 24)

Trascrizione del fatto d'arme
«Durante un'azione di recupero armi presso lo scalo ferroviario del Bivio Motta, nella notte sul 16 settembre, sorpreso da sentinelle tedesche, veniva falciato da raffiche di mitra».

PS - Nei pressi del Bivio Motta verrà ucciso dai tedeschi, il 9 febbraio 1944, anche Giuseppe Quarisa, ferroviere partigiano di S. Antonino.



 L'articolo di Marcello Busato sul "Corriere Veneto -
- Quotidiano a cura del P.W.B.", nome che, dal 30 aprile al 17 luglio 1945,
verrà usato al posto di Il Gazzettino.

Trascrizione
Ricordando un eroe
Giancarlo Brambullo 

Laureando in medicina e chirurgia, animo spensierato, vivace, prodigo di sé sotto le parvenze d'uno scapigliato, d'un irrequieto, nell'ansia crepuscolare della vigilia celava un cuore d'oro. Generoso nel fiore della giovinezza vedeva l'aurora promettente degli studi, i sogni della famiglia, le lusinghe dell'avvenire, ma più di tutti poteva in Lui l'ideale della Patria.
Poche brevi linee - come d'un diario - segnano la sua storia.
L'11 settembre 1943, Treviso tace nel silenzio, nell'ora grigia dell'occupazione nemica; i primi carri armati entrano ed occupano la città. 
In via Alzaia due carri leggeri italiani, arrivati da Udine prima dei tedeschi, vengono nascosti tra il verde dei canneti e del fogliame. Hanno munizioni, fucili, due mitragliere. 
Giancarlo è alla testa, mi propone la costituzione d'una squadra di volontari: una dozzina di simpatizzanti vi sono già, gli altri, verranno. Bisogna agire, affrettarsi; per il momento non c'è che da procurarsi armi e munizioni per scendere in piazza contro gli invasori.
15 settembre 1943. Nel tentativo di asportare dai carri armati l'ultima mitraglia Giancarlo viene sorpreso dai tedeschi. Due compagni si salvano a stento. Egli si difende con una piccola rivoltella, lotta solo contro cinque, dieci, venti. La lotta si protrae, ma egli tiene a bada il nemico. Colpito al torace, a un braccio, si tampona il sangue. Ma i colpi aumentano, gli viene spezzata una gamba, un'ultima raffica, una bomba a mano ancora, ed egli non è più.  
Due giorni dopo all'alba il martire della libertà di Treviso, Giancarlo Brambullo, veniva portato al cimitero. 
Caro, amato Giancarlo! La tua irruenza, il tuo coraggio, la tua fede non conoscevano ostacoli e sei caduto con il petto volto al nemico, lieto del tuo sacrificio per la vita della Patria.
Eroe sconosciuto e buono, ora sei salito nel cielo della gloria e della pace: ma tu sei con noi ora e sempre.
                                                                         Marcello Busato


Il ricordo di Giancarlo Brambullo,
a due anni dalla morte, nel settimanale
dei repubblicani di Treviso "la riscossa".
(22 settembre 1945)
Trascrizione

A Giancarlo Brambullo
purissimo eroe, primo caduto per
la lotta di liberazione in Treviso
il 15 Settembre 1943

«Non sappiamo meglio onorare, nel secondo anniversario della sua eroica morte, il repubblicano Giancarlo Brambullo,  che riferendo qui, nella sua nuda, rude semplicità la rievocazione delle sue gesta che ne fanno, memori, i suoi amici di lotta.
Organizzò il primo gruppo di resistenza con compiti di distruggere e sabotare impianti magazzini e depositi installati dai tedeschi nella città.
Il primo gesto fu l’entrata clandestina nella caserma Colombo con asportazione di munizioni. La sera del 15 sett. era stato fissato di entrare nell’ex deposito dei tram in viale Nino Bixio (allora adibito come magazzino di fieno, paglia, e parecchi carri armati) dai tedeschi. Compito nostro era di incendiare il fieno e la paglia e far saltare i carri armati carichi di benzina e munizioni; riuscimmo in primo tempo ad asportare 8 moschetti e 5 cassette di munizioni per armi automatiche; ma quando pareva che tutto procedesse per il meglio la guardia tedesca intimò l’alt, il Brambullo estraeva prontamente la pistola e faceva fuoco sulla guardia ferendola al basso ventre, mentre il Brambullo fu colpito in pieno da diverse raffiche sparate da otto tedeschi. Riuscimmo a stento a metterci in salvo abbandonando il corpo del caduto». Gli amici di lotta
"la riscossa", Settimanale del Partito Repubblicano Italiano - Sez. veneta, 22.9.1945


15.3.1946 - Relazione del btg. garibaldino [impropriamente definito "brigata"] Amerigo Perini 
sulla morte di Giancarlo Brambullo. (Archivio privato Giancarlo Pranovi)
Dopo i repubblicani, anche i comunisti della brigata Negrin rivendicano Brambullo come un proprio militante. In realtà, nella prima fase della Resistenza, quando fu ucciso Brambullo, (e spesso anche in seguito) le unità partigiane non erano così nettamente contraddistinte e non era raro che le azioni venissero compiute da uomini appartenenti a formazioni armate e correnti politiche del tutto diverse, ma unite contro il comune nemico fascista e nazista. 


Trascrizione
CORPO VOLONTARI DELLA LIBERTÀ
Brg. Amerigo Perini
Treviso li 15 marzo 1946
RELAZIONE DEL FATTO D'ARMI avvenuto la sera del 15 settembre 1943 nei pressi dello scalo ferroviario del Bivio Motta, dove trovò gloriosa morte per la causa della liberazione, il primo partigiano trevigiano = Giancarlo Antonio Brambullo. =

«Era stato organizzato con la massima cura e con tutte le attenzioni possibili, data l'importanza che poteva avere il primo fatto d'arme.
Tutto e tutti eravamo pronti per l'azione, senonché una missione imprevista mi chiamò altrove. Non potendo rimandare ad altra data, affidai questo gruppo di giovani al patriota Giancarlo Brambullo.
Erano le 23 della sera del 15 settembre 1943 quando questo gruppo di giovani armati, guidati dal Brambullo, si dirigeva verso lo scalo ferroviario del Bivio Motta. Facevano parte del gruppo l'ex serg. Sodo [Xodo?] Sergio, Benzon Antonio Taddeo, Fumei Gianni e Bellotto Mario. L'ordine era chiaro e preciso: impadronirsi delle armi e munizioni a bordo di un carro armato, giacente nei pressi dello scalo ferroviario.
Il chiarore della luna tradì i movimenti dei coraggiosi, ed una sentinella tedesca intimò l'alt, al quale il Brambullo rispose col fuoco; ma un'altra sentinella tedesca accorsa faceva bersaglio con scariche di mitra sul nostro prode.
Fu il primo sangue versato per la causa della liberazione, sangue che fu di esempio e di sprone ai partigiani che dopo di lui combatterono e caddero.
Serva questa breve relazione per il riconoscimento del martire quale Volontario della libertà».
IL COMANDANTE LA BRIGATA
A. Perini
[Firma attribuibile ad Armando Perini, Capo di S.M. del btg. Perini]


Laurea honoris causa conferita ad Antonio [Giancarlo] Brambullo
l'11 giugno 1947 dal rettore Egidio Meneghetti esponente di primo piano della Resistenza veneta. (Graziuso, pp. 97 e 110)


La foto di Giancarlo Antonio Brambullo, primo partigiano ucciso a Treviso il 15 settembre 1943,
nel monumento ai partigiani. Il suo corpo riposa in una tomba personale 
lungo il vecchio muro di cinta del cimitero di San Lazzaro, poco lontano dal monumento.
(Foto di Camillo Pavan, 25 aprile 2017)

La tomba personale di Giancarlo [Antonio] Brambullo nel cimitero di San Lazzaro
poco distante dal monumento ai caduti partigiani. Al posto della sua attività
patriottica è messa in risalto la sua laurea honoris causa in Medicina e Chirurgia,
ottenuta peraltro per essere caduto in un'azione partigiana contro i tedeschi. 

(Foto di Camillo Pavan, 25 aprile 2018)



Il dott. Ampelio Brambullo, padre di Giancarlo,
nato a Pezzan d'Istrana nel 1884, morto a Treviso nel 1958.
Ampelio Brambullo, dopo un ventennio come medico condotto a Col San Martino (TV),
si trasferì a Treviso, dove aprì uno studio dentistico,
trovando abitazione nella centrale via Indipendenza 1.
Distrutto l'edificio di via Indipendenza dal bombardamento del 7 aprile 1944
trasferì lo studio nel palazzo a fianco della chiesa di Sant'Agnese (e di fronte al museo Bailo),
dove esercitò la professione fino alla fine.

Il dott. Ampelio Brambullo con i figli Marta e Giancarlo il 17 gennaio 1927.

Giancarlo Brambullo a circa 18 anni.

Giancarlo Pranovi, figlio della sorella maggiore (Marta)
del patriota trevigiano Giancarlo Brambullo (1918-1943) e custode della sua memoria.
Tutte le foto pubblicate in questa pagina (salvo diversa indicazione)
appartengono al suo archivio privato.

- (Pagina dedicata al partigiano Antonio Brambullo) -

3 commenti:

  1. Era forse fratello di Fulvio Brambullo, un insegnante di Francese nonchè poeta (anche lui partigiano)? Ci fu un caso di cronaca tanti anni fa.

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    1. Purtroppo non lo so. Se mi mi scrive [camilpavan -chiocciola-gmail.com] la metto in contatto con il nipote di Giancarlo Brambullo.

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  2. suo padre. ampelio, sposò mia zia. morì che ero piccolo, non conoscevo tutta questa storia. una rivelazione dolorosa.

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