sabato 12 novembre 2016

Carlo Tinazzi, 1923-1945

Tinazzi Carlo di Giuseppe, Treviso, classe 1923
Milite - Milizia Ferroviaria
Partigiano Combattente - IV Div. Osoppo - XVI Brg. Girardini
Caduto il 5 marzo 1945, a Gorgo al Monticano
Catturato dal nemico a Fossalta Maggiore veniva accoltellato a Navolè in riva al Monticano. Altre 28 pugnalate venivano inferte sul cadavere
Operaio - 5. elementare          (Elio Fregonese, 1997)


La morte del partigiano Carlo Tinazzi ci fornisce una rappresentazione esemplare di cosa s’intende per “guerra civile”, quale - anche - è stata la Resistenza.
Gli artefici della cattura di Tinazzi furono infatti due fascisti della prima ora abitanti nello stesso paese (Chiarano): Levi Vidali, squadrista e marcia su Roma, e Pietro Sterchele, già Commissario politico del Fascio locale.
Il fascista Vidali, era cugino da parte di madre (Fosca Tinazzi) del partigiano Carlo; il quale a sua volta aveva un fratello che era sergente maggiore dell’esercito della Repubblica Sociale.
Sarà Vidali a premere sul camerata Sterchele, fin dal dicembre 1944, affinché in virtù della sua autorevolezza di ex dirigente del partito denunciasse il cugino Carlo Tinazzi come partigiano. A Sterchele evidentemente la delazione ripugnava, infatti per oltre due mesi si rifiutò di assecondare Vidali, ma alla fine, cedendo alle insistenze del fanatico compaesano, si recò con lui a Oderzo per presentare la denuncia al comandante delle Brigate Nere, Martinuzzi, «noto per il suo zelo feroce [...] chiedendo (dicono gli imputati) che fosse mandato in Germania» con il risultato che invece «il Tinazzi Lidio [1] fu tratto in arresto e poscia ucciso dalle Brigate Nere»[2].
Per le fasi successive all’arresto e per la morte di Tinazzi ci affidiamo alla dettagliata ricostruzione di Federico Maistrello:
«Il 2 marzo [1945] Carlo Tinazzi fu arrestato dalle Brigate Nere nel corso di un’azione a Fossalta Maggiore. Era nato a Treviso nel 1923 e qui risiedeva in via Castellana n. 26. Ufficialmente era milite nelle ferrovie, ma aveva aderito al movimento partigiano e apparteneva alla Brigata “Girardini” della Divisione “Osoppo”; il fratello era invece sergente maggiore dell'esercito repubblicano. Già nel precedente mese di febbraio la sorella era stata denunciata alla Questura di Treviso con una lettera anonima come autrice di delitti e favoreggiatrice dei partigiani, ma dalle indagini effettuate nulla era risultato a suo carico.
La ragazza, saputo dell’arresto di Carlo e accompagnata dal fratello sergente, pensò di rivolgersi direttamente al Questore [di Treviso, Vico] Farulli, dato che in lui aveva trovato una persona cortese e comprensiva.
Questi contattò telefonicamente il comando del distaccamento della Brigata Nera di Oderzo e avanzò richiesta affinché l’arrestato gli venisse consegnato: se la pratica fosse passata alla Questura di Treviso, difficilmente le conseguenze avrebbero avuto esiti letali. Farulli fu rassicurato circa il trasferimento e tranquillizzò i due giovani.
Quanto successe a Tinazzi dopo l’intervento del Questore, lo si può ricavare dalla deposizione resa in data imprecisata al C.L.N. di Maserada sul Piave da Giuseppe Bonaldo, classe 1923, originario di Roncade, il quale in quel periodo, in qualità di milite della G.N.R. faceva servizio di perlustrazione  e informazione nei paesi di Cessalto, Gaiarine, Meduna, Motta di Livenza e in altri piccoli centri nei dintorni di Oderzo. In particolare il servizio di informazioni consisteva nel chiedere le generalità delle persone presso i municipi, e nel raccogliere i dati relativi alla loro condotta morale e politica, alle loro abitudini e al loro lavoro.
Bonaldo riferì ai giudici che in quel periodo aveva saltuariamente svolto servizio di piantone alla porta della caserma di Oderzo della G.N.R. e, in quella veste, aveva avuto modo di vedere Carlo Tinazzi quando vi era stato portato dai militi della locale Brigata Nera. Annotò in seguito sul registro dei movimenti che le Brigate Nere erano venute a riprendersi il prigioniero verso le 18,30 del 5 marzo. Alle nove di quella stessa sera, non vedendolo ricomparire, Bonaldo telefonò al loro comandante, il maggiore Bruno Martinuzzi, per chiedergli se avesse notizie di Tinazzi e si sentì rispondere che era andato a cena alla “Quattro corone” con gli altri della Brigata Nera (un’incredibile quanto ironica risposta con la quale il maggiore liquidò alla svelta lo zelante piantone).  Il mattino successivo Bonaldo fu informato da un borghese giunto in caserma che a Gorgo del Monticano, nella frazione di Navolè [...] c’era un morto lungo l’argine del Livenza. Si recò immediatamente sul posto assieme al brigadiere Ambrosio per i rilievi del caso e si trovò di fronte al cadavere del povero Tinazzi, brutalmente trafitto da ben ventotto pugnalate » [3].
La conclusione di Maistrello la troviamo sinteticamente esposta nella scheda riservata all’episodio nell’Atlante delle Stragi Naziste e Fasciste in Italia [4]: «Premesso che i responsabili della morte di Tinazzi non furono mai individuati, si è in grado di affermare che l’ordine di eliminarlo partì dal maggiore Bruno Martinuzzi [5], classe 1908, di Firenze, comandante del distaccamento BN di Oderzo».

Ben diversa (e falsa) la ricostruzione di Paolo Brazzoduro, capo dell’Ufficio Investigativo della XX Brigata Nera di Treviso che indica come causa dell’uccisione del partigiano Tinazzi  - fra l’altro in data sbagliata - l’immancabile tentativo di fuga.


Uccisione del partigiano Carlo Tinazzi a Navolè di Gorgo al Monticano
nella notte fra il 5 e il 6 marzo 1943. Rapporto (non veritiero) di Paolo Brazzoduro,

capo dell'Ufficio I della XX Brigata Nera "Amerino Cavallin" di Treviso.
(Aistresco - b. inv. 15; RSI; fasc. Raccolta relazioni sull'attività ribellistica per
la relazione mensile (1945) - S14; sf. Relazioni Comando XX Brigata Nera)


Trascrizione del rapporto Brazzoduro sulla morte di Tinazzi

P.F.R. [Partito Fascista Repubblicano]

Corpo ausiliario delle squadre d’azione CC. NN. [Camicie Nere]

XXa BRIGATA NERA “CAVALLIN”
Treviso

Ufficio “I”
Numero di Protocollo 08/1328                     Treviso, li 17 marzo 1945

Al Comando Provinciale della G.N.R. [Guardia Nazionale Repubblicana]
U.P.I. [Ufficio Politico e Investigativo] Treviso
Al Comando Militare Provinciale - Treviso

Oggetto:
Tinazzi Carlo di Giuseppe
cl. 1923 - residente a Treviso - Via Castellana, 26

«Per opportuna conoscenza si informa che in data ⅔ u.s. in seguito a precisa segnalazione, militi del Presidio di Oderzo hanno operato il fermo in Fossalta Maggiore del nominato in oggetto.
Il Tinazzi, disertore della G.N.R., trovavasi alla macchia dal settembre 1944 e fu trovato in possesso di una pistola “Steier” [Steyr] cal. 9/mm.
Durante l’interrogatorio il Tinazzi ha fatto comprendere di essere a conoscenza della installazione di una radio trasmittente clandestina in Meduna di Livenza, a mezzo della quale una ragazza denominata “Pace” avrebbe trasmesso notizie al nemico. Sul posto indicato la radio non fu trovata e interrogata la “Pace” niente è risutato di vero di ciò che aveva detto il Tinazzi.
La sera del 6.3 il Tinazzi fece presente al Comandante il Presidio di presumere esatta la posizione, dove doveva essere installata la radio, in quel Navolé alla sinistra del Livenza.
Cinque uomini quindi lo accompagnarono, però nei pressi della Croce di Navolè il Tinazzi approffitando della presenza di un caccia bombardiere che obbligò i militi a portarsi nei fossi laterali alla strada, tentò la fuga nella speranza di sottrarsi alla sua sorte. Inseguito e fatto segno da colpi di arma da fuoco rimase sul terreno ucciso».
Il Capo  Ufficio “I”
(Paolo Brazzoduro)
In basso a sinistra, con matita copiativa blu, l’indicazione coeva per l’archivio:
“Raccolta attività ribellistica ”


Note

[1] Questo è il nome riportato nella sentenza. In altri documenti, nella ricostruzione dell’episodio da parte di Maistrello e nel mausoleo di Treviso il suo nome risulta Carlo Tinazzi.
[2] Sentenza 75/45 del 11.09.1945. (Trascrizione Istresco, online, p. 172).
[3] Federico Maistrello, Partigiani e nazifascisti nell’Opitergino ..., pp. 124-125.
[4] Episodio di Croce di Navolè di Gorgo al Monticano, 5.3.1945 (Treviso - Veneto)

[4] Bruno Martinuzzi verrà fucilato dai partigiani a Oderzo, in riva al Monticano, nelle prime ore del 29 aprile 1945. (Maistrello, Idem, p. 193).

Il processo contro i fascisti Levi Vidali e Pietro Sterchele di Chiarano


Cronaca del processo alla Corte d'Assise Straordinaria di Treviso
contro i fascisti Levi Vidali e Pietro Sterchele di Chiarano (TV)
rei di aver procurato l'arresto che portò all'uccisione del partigiano Carlo Tinazzi
di Treviso il 5 marzo 1945 a Navolè di Gorgo al Monticano. (Gazzettino, 12 settembre 1945).

Trascrizione

I processi di ieri all’Assise Straordinaria
Delazioni e rastrellamenti
Due condanne: 24 anni e 11 anni


«Alla Corte Straordinaria si sono discussi ieri due processi: il primo a carico dello squadrista e marcia su Roma Levi Vidali fu Gaetano di 46 anni e di Pietro Sterchele fu Nicola di 40 anni, questi già commissario del fascio repubblichino di Chiarano. Erano imputati di delazione di partigiani di quella zona, fra cui il 22enne Lidio [Carlo] Tinazzi che veniva poi trucidato dalle brigate nere a Gorgo al Monticano.
Il Vidali ha riferito che più volte la sua abitazione era stata perquisita da elementi che egli riteneva partigiani, sospettando che il mandante fosse il Tinazzi, suo lontano parente. Allora decise di rivolgersi al commissario del fascio, e cioè allo Sterchele, per compilare la denuncia che doveva poi essere trasmessa al comandante di un reparto delle brigate nere. Però il Vidali, come ha aggiunto, intendeva non già di mandare il Tinazzi ad una tragica fine, ma farlo inviare in Germania per lavorare.
A sua volta lo Sterchele ha dichiarato che la denuncia scritta a macchina era stata poi corretta dal Vidali con dati anagrafici precisi. L’imputato si è difeso affermando che in quella circostanza la sua opera era stata molto limitata.
Tanto l’uno che l’altro degli imputati hanno anche dichiarato che dopo avere appreso la morte del Tinazzi si erano recati a protestare presso il comandante delle brigate nere, Martinuzzi, di Oderzo, che non va confuso con l’ex comandante della compagnia al lavoro, Primo Martinuzzi, comparso all’Assise la settimana scorsa.
Furono escussi alcuni testimoni, fra cui il ferroviere Corrado Albano del Comitato di liberazione di Albano, Nello Tinazzi, cugino del caduto e Luigi Cenedese, che hanno riferito su circostanze varie.
All’udienza era presente anche la povera madre del Lidio Tinazzi, la quale, in lacrime, ha presentato una grande fotografia del suo diletto figliuolo.
Il P.M. esaminate brevemente le risultanze processuali, ha concluso la sua requisitoria chiedendo che gli imputati siano dichiarati responsabili ai sensi dell’art. 58 e non 51 del codice penale militare di guerra e condannati, il Vidali a 27 anni di reclusione e lo Sterchele a 21.
La corte, con l’aggravante di cui l’art. 61 n. 1 del codice penale, ha condannato il Vidali a 24 anni di reclusione e lo Sterchele, con le attenuanti generiche, a 11 anni con le conseguenze di legge e la libertà vigilata per entrambi. Difensori  avv. Nordio per il vidali e avv. Boscolo per lo Sterchele».
(Il Gazzettino, cronaca di Treviso, 12 settembre 1945)

PS Il giorno dopo la sentenza gli imputati presentarono ricorso, tramite il Comando Alleato, alla Corte di Cassazione di Milano.
«La Corte Suprema con sentenza 22.7.46 dichiara n.d.p. per amnistia e annulla senza rinvio. Con ordinanza 20.5.1947 confiscati i ⅔ dei beni di Vidali Levi e ½ dei beni dello Sterchele». (Sentenza n. 75/45 del 11.09.1945 - Trascrizione Istresco, online, p. 174).
In sostanza i due delatori, arrestati all'inizio di giugno del 1945 e rimessi in libertà vigilata dal processo di Treviso, se la cavarono - grazie al ricorso e alla sopravvenuta “amnistia Togliatti” - con poco più di tre mesi di carcere e la parziale confisca dei beni.


Carlo Tinazzi, partigiano. Particolare dell'atto di morte. (Comune di Gorgo al Monticano)
«Il giorno cinque del mese di Marzo dell'anno millenovecentoquarantacinque / XXIII E. F.
[23° dell'Era Fascista] alle ore -- e minuti --  [nella casa posta - cancellato] ... in un prato di via Croce
di Navolè è morto Tinazzi Carlo dell'età di anni ventuno cittadino italiano di razza ariana
residente a Treviso --- che era nato a Chiarano da Giuseppe -- e da Zago Rosa [?] -- e che era celibe».

Carlo Tinazzi, partigiano di Treviso pugnalato a morte dai fascisti:
il suo ricordo nel monumento ai partigiani di San Lazzaro-Treviso.


Nessun commento:

Posta un commento