sabato 12 novembre 2016

Aldo (Bruno) Campanella, 1916-1945

Campanella Aldo di Luigi, Treviso, classe 1916
Caporale Maggiore - 135. Comp. Radiotelegrafisti
Partigiano Combattente - Brg. Camozzi - Missione OSS Augusta
Caduto il 15 marzo 1945,  a Bondione (Bergamo)
Circondato dalle bb. nn. nella sede della Missione, ferito gravemente e catturato, poche ore dopo veniva fucilato
Montatore meccanico - 8. elementare       (Elio Fregonese, 1997)



Ulteriori informazioni tratte dal foglio matricolare
Campanella Aldo, classe di leva 1916, matricola 63003, Distretto di Treviso (28).
Figlio di Cesarino e di Crespan Emma, nato l’8 dicembre 1916 a Treviso.
24.11.1936 Visita di leva: statura cm. 178,5 - torace m. 0,85.
Professione: montatore meccanico - Titolo di studio: 8a elementare.
Residente a Treviso, [zona Fiera] Via Pomponio Amalteo n. 96.
16 maggio 1937 Chiamato alle armi e giunto [...] nel 2° Regg. Genio “(Batt. Trasmittente)”.
12 luglio 1937 «Ammesso all’eventuale congedo anticipato per il titolo di cui all’art. 2 n. 4 del R. decreto legge del 10 febbraio 1936 XIV n°. 395».  [Il congedo anticipato - 12 mesi di leva anziché 18, ovviamente in tempo di pace, era concesso a chi avesse partecipato all’istruzione premilitare. Cfr. Carlo Bortolato, che non ne usufruì].
26 agosto 1937 Nominato radiotelegrafista.
27 agosto 1937 Promosso geniere scelto.
11 maggio 1938 Inviato in congedo illimitato per fine ferma.
« ... inscritto nel ruolo 116 delle forze in congedo di “Genio Trasm. Special.” del Distretto Militare di Treviso - Parificato il 4 giugno 1938».
Della partecipazione di Aldo (Bruno) Campanella alla guerra [nel novembre del 1943 si trovava a Napoli, vedi infra la relazione Boeri] e alla Resistenza, nel foglio complementare conservato all’archivio di stato di Treviso non esiste cenno.
Solo una grande croce tracciata con matita rossa ricorda la sua morte.


Aldo Campanella (1916-1945), il suo ricordo nel monumento ai partigiani di Treviso.

Atto di morte del partigiano Aldo Bruno Campanella

Legione Tagliamento RSI - Valseriana BG - 
30 gennaio 1946: Atto di morte del partigiano di Treviso Aldo Bruno Campanella,
sottoscritto da Benvenuto Morandi, sindaco e ufficiale di stato civile
nominato dal CLN nel comune di Valbondione BG.


Trascrizione
«L’anno millenovecentoquarantasei addi trenta del mese di Gennaio alle ore nove
e minuti cinquanta nella casa Comunale di Valbondione
Io Morandi Benvenuto Sindaco ed Ufficiale dello Stato Civile di questo Comune avendo ricevuto oggi il cert.[ificato] di nascita onde poter trascrivere l’atto di morte che e del tenore seguente.

L’anno millenovecentoquarantacinque addì Quindici del mese di Marzo alle ore quindici e minuti zero veniva fucillato dalla Repubblica Sociale Italiana reparto Tagliamento il Signor Campanella Aldo Bruno figlio di fu Gennaro e di Crespan Emma di anni ventotto di professione radiotelegrafista nato in Treviso domiciliato in Treviso e che era coniugato con Zanato Palmira.

Il presente atto viene letto agli intervenuti i quali tutti assieme con me si firmano.

Fiani [?] Bernardo - dichiarante
Semperloni Marina - teste
Conti Piera - teste
Morandi Benvenuto - Ufficiale».



Dalla
Relazione di Enzo Boeri, capo del Servizio Informazioni del Comando Generale del Corpo Volontari della Libertà
«Il 10 giugno [1944] abbiamo la prova di essere dal Comando Generale C.V.L. considerati radio ufficiale. Da quel giorno infatti solo noi riceviamo i bollettini radio delle azioni partigiane, da trasmettere al Q.G. alleato. La base è evidentemente soddisfatta perché  in data 12 ci comunica : “Your Patriot Bulletin will be given our immediate attention”.
[…] Finalmente il 15 giugno vengono paracadutati i componenti del team Augusta: il capo team Gigi Capitanio e l’operatore Aldo Campanella (Buffa)  […] Augusta inizia il suo lavoro il 21 giugno. (Pdf online, pagina 7)

[Luglio 1944] Viene compiuto un grande rastrellamento, durante il quale viene catturato l’operatore Aldo Campanella (Buffa). La Brigata Stefanoni [che operava nella zona del Mottarone, in Piemonte, sullo spartiacque fra le province di Novara e quella del Verbano-Cusio-Ossola] lo riesce a cambiare subito con un prigioniero tedesco. Durante la breve prigionia il Campanella si comporta molto bene e non rivela nulla di quanto sa. […]
p. 106 - Campanella (Buffa), radiotelegrafista di Citron-Augusta, era sceso colla moglie da poco a Milano, per un poco di riposo. Qui alla fine di gennaio venne catturato (e con lui la moglie) per delazione di certa Marta Molinari cui egli, malgrado da noi diffidato, aveva dato fiducia. Venne portato al carcere di S. Vittore ed interrogato a lungo dal SD [Servizio segreto delle SS]. Sia lui sia la moglie, Palmira Zanato, vennero molto aiutati per mio interessamento dal medico del carcere, Colonnesi, mio compagno di università. […] (Pdf , p. 9)

Un colpo di scena. la polizia tedesca libera Campanella (Buffa) col preciso incarico di dare la caccia a Landi ed a me: trattiene la moglie. Buffa ci rintraccia e si mette a nostra disposizione. Lo mandiamo in montagna a raggiungere Locust. Scrive alla moglie in carcere una nobile lettera spiegando che non avrebbe mai potuto tollerare né per sé né per lei una libertà ed una ricchezza ottenute col tradimento. […]
Intanto Locust continuava a lavorare. Il 10 marzo, dopo soli 28 giorni di lavoro, questa stazione mandava il suo 100° messaggio. Dal giorno 12, anche questa stazione ufficiale del Comando Generale CVL trasmette i bollettini radio del Comando Generale CVL; dopo 5 mesi di silenzio il Comando Generale CVL ha infatti deciso di riprendere la diramazione di quei bollettini; solo Locust viene autorizzato a diramarli. Due giorni dopo quella stazione dà il suo ultimo messaggio. Il giorno 15 marzo la base chiama invano: i due radiotelegrafisti sono morti. In soli 33 giorni di lavoro essi hanno inviato 158 messaggi , tutti di notevole importanza e precisione. Ne avevano ricevuti dalla base 29.
La cattura del team avvenne ad opera della brigata nera di Bergamo, su evidente indicazione delatrice. La mattina del 15 i fascisti circondarono la sede della missione. in un tentativo di fuga Giovanni Bono ed Aldo Campanella venivano feriti gravemente. La radio venne catturata, con archivi, piani, cristalli. Trasportati a valle, i due prigionieri vennero interrogati e torturati. Non parlarono. Poche ore dopo venivano fucilati.
Gianni Bono, torinese, di 23 anni, di professione modellatore, era stato con me sin dall’ottobre 1943 a Napoli:  lo conoscevo da qualche tempo come un buon radiooperatore, un buon marinaio ed una onesta persona. Aveva in me una grande fiducia, assolutamente ricambiata. Era semplice e modesto. Era figlio unico di una famiglia di operai torinesi. Nel periodo trascorso a Gignese si era fidanzato con una seria e buona ragazza, figlia di un partigiano. I nostri rapporti erano sempre stati cordialissimi. Non aveva nessuna ambizione, nessuna sete di denaro: l’unica cosa che pretendeva a fine guerra era una Jeep. Ogni volta che lo vedevo me lo rammentava: “Enzo, ricorda la Jeep. Ci devo portare i miei vecchi”. Ogni tanto voleva fare un telegramma personale ad OSS per assicurarsi che una Jeep era pronta per lui: Bisognava trattarlo lealmente, e saper utilizzare la sua incredibile ostinazione: era tutto, se ne poteva trarre tutto quel che si voleva. Fu ucciso solo un giorno prima che compisse l’anno da quando era giunto col paracadute in missione, solo un mese prima della liberazione. Il prete che assistette alle sue ultime ore riferisce che le sue ultime parole furono di fierezza e non di rimpianto. La sua più grande dote era la bontà.
Aldo Campanella, trevisano, di 29 anni, di professione idraulico, era stato pure con me dal novembre ’43 a Napoli. Lascia la moglie ed una figlia di 3 anni. Era un carattere fiero, indipendente. Pochi lo sapevano trattare; Landi ed io lo sapevamo. Anch’egli aveva in noi la massima fiducia. Aveva una notevole intelligenza, ed una grande capacità critica. Fu sfortunato: tre volte catturato dai tedeschi, l’ultima volta ucciso. Sentiva profondamente il senso dell’onore e della dignità». (Pdf, p. 20)
(Maggio 1945)


Articolo di Enzo Boeri "Giovanni" su LA VOCE (Napoli)


Enzo Boeri ''Giovanni'', comandante il Servizio Informazioni del Corpo
Volontari della Libertà, ricorda su La Voce di Napoli del 5 marzo 1946,
i suoi partigiani caduti a Valbondione Gianni Bono e Aldo Campanella. 
(Insmli_fondo CVL_b 164 fasc 528a_Boni) 

Trascrizione

Linda ha le mani fredde
... e caddero al ticchettìo del Morse!

"Signor Eisenhower, armi per i partigiani, armi signor Clark,
per difendere le nostre case e le nostre industrie" - e i fascisti
affondarono i loro pugnali nelle ferite aperte e non medicate

«Sotto il nome di battaglia di Giovanni si nascondeva il Capo [Enzo Boeri] del servizio Informazioni del Comando Generale del Corpo Volontari della Libertà. Siamo lieti di pubblicare oggi queste sue parole di ricordo e di commemorazione di due partigiani caduti.
Un anno fa, il 15 marzo 1945, con un colpo di mano le brigate nere catturavano due dei radiotelegrafisti del Comando Generale del Corpo Volontari della Libertà. Il fatto avvenne all'alba, nel territorio di Valbondione, in provincia di Bergamo, allora controllato dalla Divisione partigiana "Orobica". Fu un colpo di sorpresa, naturalmente per suggerimento di una spia. I due, Gianni (Giovanni Bono) e Bruno (Aldo Campanella) tentarono circondati, di difendersi, e vennero entrambi catturati feriti, alle gambe il primo ed all'addome il secondo.
La rapida successione dei fatti ci venne narrata, tempo dopo, dal parroco del paese. Egli vide, di primo mattino all'uscita della messa scendere dalla montagna in paese i nazifascisti schiamazzanti: portavano con loro, su due barelle i due prigionieri. Li portarono in municipio; alle donne del paese - gli uomini erano tutti in montagna coi partigiani - fu proibito di tentare qualsiasi medicazione, fu impedito di portare anche solo dell'acqua ai feriti; ché i partigiani per i fascisti non erano uomini, erano cani: "Hunde" come dicevano i tedeschi. Ed incominciò l'interrogatorio: cinque lunghe ore.
Negare non era possibile poiché erano stati catturati anche gli apparecchi e la copia degli ultimi messaggi arrivati, ove si parlava di lanci: il lancio "Ugo e Rosetta" per la divisione Giustizia e Libertà il lancio "Linda ha le mani fredde" per la divisione garibaldina della regione. Ma tacere era possibile, per non far cadere altri compagni. E questo fecero Gianni e Bruno, anche quando, per farli parlare, i fascisti affondarono i loro pugnali nelle ferite aperte e non medicate. Finalmente i torturatori desistettero, fu permesso al prete di assistere ai partigiani. Il sole era già alto quando le donne del paese videro uscire dal Municipio le camicie nere portando legati a due seggiole i due radiotelegrafisti. Furono posti l'uno di fronte all'altro . E fu ordinato il fuoco: le due seggiole si rovesciarono col loro carico. Solo nella notte, - quando i fascisti, temendo un attacco,  se n'erano andati - fu possibile alle donne ricuperare e seppellire i cadaveri.
Gianni e Bruno erano dei semplici lavoratori; non avevano certo l'intelligenza e la cultura del loro comandante di divisione. Il loro comandante  - Piero [Redaelli di GL] - era professore di anatomia patologica: uno scienziato come Curiel e come Vacchi, che i fascisti avevano da poco ucciso.
Gianni era modellatore a Torino in una piccola officina, Bruno lattoniere a Treviso. A Torino Gianni aveva lasciato il padre, operaio a Treviso Bruno una bambina di tre anni: la moglie era in carcere, arrestata dai tedeschi.
Gianni lavorava al Comando da un anno preciso, dal 16 marzo 1944; Bruno dal giugno. Deportato Ettore, fucilato Vacchi, scomparso Moschettini, per lunghi mesi Gianni e Bruno erano stati i soli radiotelegrafisti del Comando. Poi erano venuti altri apparecchi, e Gianni e Bruno erano stati spostati dalla città [...] per sottrarli ai continui colpi delle polizie nemiche. Mentre le radio di città sbrigavano il lavoro più urgente, quelle di montagna facevano il lavoro di massa: una massa di punti e di linee che attraversavano lo spazio e dicevano: "Signor Eisenhower armi per i partigiani; armi in questa ed in quella valle; armi, signor Clark per difendere le nostre case e le nostre industrie". Questo dicevano con insistenza e con fermezza Gianni e Bruno ogni giorno, quando dietro ai loro punti ed alle loro linee salirono al cielo essi stessi.
La loro semplice vita si chiuse così; ed essa ci insegnò che non occorreva essere scienziati come Curiel o generali come Cadorna o politici del valore di Parri o di Longo; si poteva essere anche semplici operai, e fare della propria vita - ed anche della propria morte - un gioiello di coerenza un vero capolavoro compiuto.
Ad un anno di distanza pare purtroppo che non molto sia cambiato; è che mentre nella lotta tanti dei nostri migliori sono morti, sono ancora vivi e liberi molti di coloro che continuano ad affondare i pugnali nelle piaghe del popolo ferito; nelle piaghe del modellatore Gianni e del lattoniere Bruno».
GIOVANNI



Articolo su La Nuova Strada, settimanale dell'Anpi di Treviso


Aldo Campanella, partigiano di Treviso
 ucciso con altri due compagni
a Valbondione BG il 15 marzo 1945.
(Da La Nuova Strada
settimanale dell'ANPI di Treviso, 27.3.1947) 
Ricordando un Caduto
Campanella Aldo (Bruno) 
Ricorreva il 15 marzo u.s. il secondo anniversario della morte gloriosa del partigiano Campanella Aldo (Bruno).
Giovane di 22 anni aveva partecipato, sin dal primo inizio, alla vita delle formazioni partigiane dove aveva dato innumeri prove di ardimento e di amor patrio. Catturato dai nazifascisti il 15 marzo 1944 [1945, Bruno veniva barbaramente assassinato, reo soltanto di aver combattuto per lavare l'onta con la quale il fascismo aveva insozzato il volto della Patria. Tutti i partigiani lo ricordano con riverente riconoscenza e lo additano ad esempio ai compagni di lotta sopravvissuti e a monito severo agli assassini della Patria che l'umana giustizia non ha ancora saputo condannare.

(Nota: Le coordinate della mappa sono tratte dal sito http://www.ultimelettere.it/?p=393)

Dall'Atlante delle Stragi Naziste e Fasciste in Italia riportiamo la scheda di Massimo Fumagalli sull' Episodio di Redorta, Valbondione dove il 15 marzo 1945 trovò la morte l'operatore radio Aldo Campanella assieme a due suoi compagni di lotta:

La centrale idroelettrica dei Dossi, dove furono uccisi
dai fascisti i partigiani Aldo Campanella e Giovanni Bono .
(Foto dal sito myvalley.it
«In seguito a delazione, militi della Legione Tagliamento [della GNR] scoprono una radio rice-trasmittente della Organizzazione della Resistenza Italiana (ORI) nascosta nella centrale idroelettrica a Valbondione (Valle Seriana) e catturano gli operatori Aldo Campanella e Giovanni Bono, ferito durante la cattura, e l'ex carabiniere Cristoforo Moraschini, ucciso mentre tenta la fuga in località Redorta. Dopo essere stati brutalmente picchiati, Bono e Campanella vengono portati su un carretto sul piazzale della centrale elettrica Dossi e fucilati davanti a tutta la popolazione del paese, radunata perché assista all'esecuzione».
L'uccisione di uno dei tre partigiani è ricordata da una lapide alle baite di Redorta.

 
Valbondione (BG), Resistenza 1943-1945 
La lapide a ricordo di Cristoforo Moraschini, 
di Bondione, uno dei tre partigiani uccisi il 15 marzo 1945.
La lapide del carabiniere e partigiano Moraschini,
posta sulle antiche pietre di una baita 

in contrada Redorta di Valbondione, a 1339 m s.l.m., 
è protetta da una struttura lignea pentagonale 
che ricorda un'edicola votiva. 
(Le due foto sono di Eleonora Rodigari)
(Ringrazio Giorgia Simoncelli
- Biblioteca Comunale Valbondione -
per la preziosa collaborazione)

Giovanni (Gianni) Bono, operaio di Torino, 
operatore radio, uno dei tre partigiani uccisi 
a Valbondione il 15 marzo 1945.
(Archivio iconografico del Verbano Cusio Ossola)


Peter Tompkins fondatore dell’ORI (Organizzazione Resistenza Italiana) ricorda Campanella e Bono

«[Il “cifrista”] Aldo Campanella, una delle nostre prime reclute a Napoli, catturato ed evaso due volte, aveva lavorato con Gianni [Bono] e [il capo S.I. del CVL] Enzo Boeri (che si fidava ciecamente di lui) sin da quando li avevo condotti ad Algeri per l’addestramento paracadutistico, poco prima del Natale 1943».
(Tompkins, L'altra Resistenza… )

- (Pagina dedicata al partigiano Aldo Campanella) -

Nessun commento:

Posta un commento